Si iscrive, prima donna, all’Accademia Albertina di Torino dove, sotto la guida di Giacomo Grosso, consegue il diploma di professoressa di disegno e pittura. All’Albertina conosce il pittore Anacleto Boccalatte con cui convive per diversi anni. Da quest’unione, mai ufficializzata per volontà di Evangelina, nel 1907 nasce il figlio Gabriele. Fra il 1903 e il 1906 l’artista soggiorna a Parigi dove frequenta ambienti artistici internazionali con esiti decisivi per la sua carriera di pittrice. In questo periodo stringe amicizia con Giovanni Boldini.
Nel 1907 debutta alla Società Promotrice delle Belle Arti di Torino con Maternità, un dipinto nel quale si nota ancora l’influsso del suo Maestro, Giacomo Grosso. Nel 1912 insieme all’amica Emma Ciardi partecipa con grande successo alla Decima Esposizione Internazionale di Venezia dove, assieme alla Corradini, le due pittrici riscuotono grande successo, anche di critica.
Enrica Grasso scrisse in «La Donna» del 20 luglio 1912: “Evangelina Alciati è per me una rivelazione, deve aver esposto poco, per la bella ragione che è assai giovane: non so se a Roma, nell’anno scorso, per la prima volta. So però, che qui ella si fa ammirare veramente nei suoi ritratti robustamente eseguiti: un po’ tristi, se si vuole, per nulla composti sulla falsariga inglese, come piace ora ai giovani pittori , e anche a quelli non più giovani, ma ritratti personali, che additano nella loro autrice una sicurezza capace di far molto cammino senza esitare. Essi non hanno nulla d’incerto, che è nell’arte dei giovani, vi si scorge invece un carattere deciso e fermo. Si direbbe che i soggetti siano stati scelti dall’autrice a bella posta, con quei volti e con quegli abiti così volutamente lontani dalle frivolezze della moda: una bimba senza riccioli, senza nastri, con un’ampia veste di raso pesante; due dame, di cui una seduta in compostezza grave, quasi monacale, fra i lenti e lunghi drappeggi della sua veste di seta nera, il petto adorno di trine antiche, ricordante certi ritratti femminili del cinquecento, e l’altra ritta, con un gesto più civettuolo, in una veste di broccato a fiorami, anch’essa allontanata dalla consueta mondanità femminile, con grazie personali meglio che acquistate dal sarto più in voga, o prese a prestito alla posa delle dive teatrali. In questi ritratti, l’Alciati si mostra davvero acuta investigatrice di anime.
Nel 1914 Evangelina, a Roma per un soggiorno di studio, prende parte alla Prima Esposizione Nazionale della Probitas, inaugurata il 21 febbraio 1914 presso il Palazzo delle Belle Arti, promossa da artisti staccatisi dalla Secessione come Giacomo Balla, Aristide Sartorio, Angelo dall’Oca Bianca. A questa mostra la pittrice, che risulta risiedere in via Patrizi 12, presenta tre dipinti: Ritratto della contessa Capello, Ritratto di bambina e Maternità. Il 24 aprile, Alfredo Politi, direttore di vendita della Mostra, comunica alla pittrice che S.M. il Re ha acquistato Maternità, al prezzo di lire 700. Da quell’anno la Alciati partecipa a importanti esposizioni romane dove frequentemente le sue opere sono acquistate da istituzioni cittadine
Ugo Oietti, allora all’apice della fama come studioso e critico d’arte, le commissiona per una somma considerevole il proprio ritratto e quello della moglie offrendole ospitalità nella sua villa fiorentina.
Nel 1918, all’ultima mostra organizzata dalla Promotrice in collaborazione con il Circolo degli Artisti di Torino, la Alciati espone Ritratto di uomo anziano e alla Promotrice di Torino del 1919 presenta Ritratto della madre e Ritratto di uomo seduto, vincendo il Premio Bricherasio. Il Ministero della Pubblica Istruzione per la somma di lire quattromila acquista Ritratto di uomo seduto: l’opera fa oggi parte della Collezione della Galleria d’Arte Moderna di Torino
Nell’aprile 1923 partecipa alla Quadriennale di Torino e nel 1926 alla XXVII esposizione della «Amici dell’Arte», dove vende un dipinto su parere positivo della commissione composta da G. Olivetti, Alloati, Cibrario, Maggi, Boetto, Giani, Menniey, Vellan.
Nello stesso anno, fra novembre e dicembre, la pittrice prende parte all’esposizione «Vedute di Torino», organizzata dal Gruppo intitolato a “Antonio Fontanesi”, costituito da Felice Casorati, Annibale Bigotti, Alberto Sartoris, Mario Sobrero.
Nel 1927 presenta alla Quadriennale di Torino Anemoni, venduto per duemila lire, che apre la strada a questo genere. Con gli anni Trenta natura e paesaggi arricchiscono il suo repertorio e durante il periodo della guerra si dedica soprattutto a vedute di Montà d’Alba, dove si ritira.
Nel 1938, il figlio Gabriele Boccalatte, maestro di pianoforte, muore in un incidente alpinistico a Courmayeur, lasciando la moglie e un figlio di un anno, Lorenzo. L’Alciati lo ritrae morto sul retro di Contadine che panificano.
Scossa dal grave lutto, si chiude sempre più in sé stessa e dà maggior spazio alla realizzazione di tele con i fiori come soggetto, senza tuttavia abbandonare il ritratto: fra i ritratti illustri, quello di Renzo Pezzani e Filippo Burzio. Anche i parenti, la madre e i nipoti, diventano spesso i protagonisti dei suoi lavori, realizzati quasi sempre a pastello. Un’intensa caratterizzazione psicologica, su suggestione di Carrière e un forte, espressionistico contrasto cromatico connotano i suoi ritratti.
Espone anche all’estero: Buenos Aires, Rio de Janeiro e Montevideo. L’ultima personale del 1953 alla Galleria Fogliato di Torino conferma il perdurare del suo successo.
Muore nel capoluogo piemontese nel 1959.
Nel 1991 le viene dedicata una retrospettiva a cura della Famija Turinèisa di Torino, accompagnata da un accurato fascicolo di F. De Caria e D. Taverna, ricco di precisazioni biografiche e di inediti, tra cui lettere di G. Mentessi e di F. Ferrazzi.
Nel 2014 è realizzato il film La Libertà allo Specchio. Ritratto di Evangelina Alciati, diretto dal regista Vanni Vallino, da un’idea di Mauro Guidetti, con Pamela Villoresi nel ruolo di Evangelina Alciati.