Furio Cavallini è nato a Piombino (Livorno) nel 1929. É il primo di tre fratelli di una famiglia operaia che nel 1941, a causa della guerra, si trasferisce a Riparbella (Pisa), paese natale del padre, nelle colline dell’alta Maremma tra Cecina e Volterra. Lavora con il padre al taglio del bosco fino al 1945, in periodo drammatico dovuto allo scontro bellico tra le armate tedesche e americane. Nel 1946 la famiglia ritorna a Piombino e anche Furio, come il padre, va a fare l’operaio metalmeccanico nella grande industria.
La sua visione della realtà si concretizza nel bisogno di ritrarre le cose e le persone. Inizia così a frequentare saltuariamente l’Accademia delle Belle Arti di Firenze. Nel 1952 lascia la fabbrica e si trasferisce a Firenze. Nel 1953 va a vivere a Milano, frequenta l’Accademia di Brera e partecipa alla vita culturale dell’epoca.
Nel 1956 è costretto a ricoverarsi in sanatorio a Firenze per una grave crisi polmonare e contemporaneamente espone con successo le sue opere del periodo milanese. Ripresosi presto dalla malattia deve però tornare a Piombino a causa delle gravi difficoltà familiari, continuando sempre a lavorare come impiegato e a dipingere.
Nel 1960 conosce Deanna, la compagna della sua vita, con cui ha due figli; nel 1966 decide di andare a vivere con la famiglia a Firenze dove realizza mostre di successo.
Nel 1967 viene chiamato a insegnare come assistente al liceo artistico. L’insegnamento e la pittura lo assorbono completamente, ma il ricordo della metropoli lombarda lo spinge a trasferirsi di nuovo a Milano nel 1973 con la moglie e i figli, diventando titolare della cattedra di figura disegnata al Liceo Artistico di Busto Arsizio (Varese).
Nel 1977 abbandona l’insegnamento dedicandosi completamente alla pittura allestendo mostre in Italia e all’estero.
A seguito di una crisi creativa, nel 1987 lascia Milano e trasferisce il suo studio negli spazi dell’ex-manicomio di Trieste.
Nel 1997 ritorna con la moglie a Riparbella, paese della sua adolescenza. Nel 2004 si trasferisce a Cecina dove muore nel 2012.
La sua visione della realtà si concretizza nel bisogno di ritrarre le cose e le persone. Inizia così a frequentare saltuariamente l’Accademia delle Belle Arti di Firenze. Nel 1952 lascia la fabbrica e si trasferisce a Firenze. Nel 1953 va a vivere a Milano, frequenta l’Accademia di Brera e partecipa alla vita culturale dell’epoca.
Nel 1956 è costretto a ricoverarsi in sanatorio a Firenze per una grave crisi polmonare e contemporaneamente espone con successo le sue opere del periodo milanese. Ripresosi presto dalla malattia deve però tornare a Piombino a causa delle gravi difficoltà familiari, continuando sempre a lavorare come impiegato e a dipingere.
Nel 1960 conosce Deanna, la compagna della sua vita, con cui ha due figli; nel 1966 decide di andare a vivere con la famiglia a Firenze dove realizza mostre di successo.
Nel 1967 viene chiamato a insegnare come assistente al liceo artistico. L’insegnamento e la pittura lo assorbono completamente, ma il ricordo della metropoli lombarda lo spinge a trasferirsi di nuovo a Milano nel 1973 con la moglie e i figli, diventando titolare della cattedra di figura disegnata al Liceo Artistico di Busto Arsizio (Varese).
Nel 1977 abbandona l’insegnamento dedicandosi completamente alla pittura allestendo mostre in Italia e all’estero.
A seguito di una crisi creativa, nel 1987 lascia Milano e trasferisce il suo studio negli spazi dell’ex-manicomio di Trieste.
Nel 1997 ritorna con la moglie a Riparbella, paese della sua adolescenza. Nel 2004 si trasferisce a Cecina dove muore nel 2012.