6 – 24 maggio 2009
6 – 24 Mai 2009
DIAGOLO E IDENTITA’Erasmus e Brera
Questa mostra è un confronto fra docenti e discenti provenienti da ogni parte del mondo. Vi sono evidenziate le esperienze artistiche che quotidianamente si svolgono nei laboratori dell’Accademia. Gli studenti si misurano con le nuove tecnologie ed i nuovi linguaggi e Brera diventa il contenitore delle più moderne tecnologie formative dove la testa e le mani lavorano insieme.
Uno degli scopi dell’Accademia di Belle Arti di Brera è quello di tenere vivo il dialogo sulle differenze a livello internazionale senza perdere le singole identità, così che gli sforzi comuni siano valorizzati e condivisi.
Da anni Adriano Altamira lavora sull’immagine e sul suo significato, anche attraverso l’utilizzo della fotografia. Laura Panno moltiplica le sue sculture, utilizzando anch’essa il mezzo fotografico. Le opere di Gianni Rocca, di un esasperato realismo, sono contaminate da memorie ancestrali.
Sul segno è il lavoro di Maurizio Arcangeli, che utilizza l’alfabeto e i simboli come una sorta di tavolozza. Ignazio Gadaleta nei suoi lavori di pura virtualità dell’evento luce sconfina oltre il linguaggio della pittura. Renata Boero attraverso un segno essenziale ci riporta ad elementi naturali della materia. Maria Teresa Illuminato gioca con il recupero ecologico di materiali per creare nuove forme. Paola Manusardi usa la materia come un linguaggio segreto dei colori, mentre Tiziana Tacconi lavora nel segno della vita costruendo mandala in un labirinto dell’immaginario.
Un’evocazione del sapere è nell’opera di Francesco Correggia, col suo dialogo filosofico con Kant; Valerio Ambiveri presenta un video dove si autoritrae come una Gorgone; il lavoro fa parte di una serie sulle divinità preolimpiche. La vigna con tutte le sue implicazioni classiche e religiose è da anni uno dei fulcri della ricerca dello scultore Paolo Gallerani, che qui mostra un lavoro fotografico sul tema.
Alcuni lavorano sul mestiere dell’arte, dalla pittura alla scultura, abbattendo tutti i confini: Nicola Salvatore è Achab che insegue l’iconografia delle sue balene; Fernando De Filippi presenta un paesaggio tropicale dal sapore pop-mediterraneo del 1970; Italo Bressan, Franco Marrocco, Dany Vescovi e Alessandro Spadari giocano con le trasparenze dei colori; Stefano Pizzi, di area iconico-surreale, confeziona ironicamente le sue immagini, come avviene nell’opera di Aldo Spoldi.
Una ricerca sui nuovi linguaggi dell’arte in cui memoria e tecnologia d’avanguardia si fondano in un unicum equilibrato è quella di Bruno Muzzolini, Marco Pellizzola, Italo Chiodi, Tiziano Campi, Giovanni Bruno, Nino Bacco e Beppe Sabatino.
Maria Cristina Galli lavora su una memoria personale che si fa collettiva attraverso l’uso dei libri, della scrittura. Un libro scultura, in cui la ruggine ha consumato le informazioni, è anche quello di Angela Occhipinti, che da anni fa ricerca in tal senso.
Quella di Gastone Mariani è una ricerca di ambito spaziale, che trova le sue radici nella scenografia, di cui l’artista si occupa da quasi quarant’anni, così pure Enrico Mulazzani.
Nel lavoro di Diego Esposito la concettualità spesso si stempera e riemergono il colore, il disegno, il graffito e la fotografia. Vito Bucciarelli indirizza la sua ricerca sul versante analitico dell’istallazione e i suoi personaggi sono ironicamente spaesati.
Il lavoro di Alberto Garutti, qui in mostra, è incentrato sul tema della percezione. Lo spettatore non è passivo osservatore di una situazione, ma carica di aura la realtà, parte essenziale dell’opera.
Fausta Squatriti lavora sulla memoria tramite iconografie che trovano riscontro nell’immaginario collettivo. Si tratta di una installazione in cui denuncia la mancanza di rispetto nei confronti degli animali, dell’uomo e del pianeta terra.
Tutta la mostra diviene, nella sua trasversalità tecnica e di linguaggi, parte attiva di un dialogo che è alla ricerca della propria e collettiva identità.
Angela Madesani
Critico d’ arte